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Sabato, 14 Settembre 2013 08:47

Soddisfatto o teletrasportato

 Viaggiatore esperto... io? Ma no, dài, che al massimo avrò fatto i soliti viaggi e visto le solite cose.

 Come chiunque altro, avrò speso molti weekend nelle capitali europee. Esplorato in batiscafo la città sommersa di Miami, ammirato i giardini pensili di Londra, visitato in pellegrinaggio il tempio Baha’i di Haifa. Nelle vacanze estive, ho compiuto un'escursione a piedi attraverso la terra di Marie Byrd, esplorato la densa foresta dell'Itùri, percorso in cammello da un capo all'altro il deserto del Sinkiang, trascorso parecchie settimane a Lhassa, la capitale artistica del mondo. Tutte cose normalissime per la mia età e la mia condizione sociale.

 Ma questi brevi e banali viaggi hanno in realtà significato ben poco per me: in fondo, si trattava della solita routine turistica di un qualunque escursionista. Ed io invece voglio viaggiare davvero, il che significa per me una cosa sola: raggiungere destinazioni extraterrestri.

 Non mi sembra di chiedere troppo, non sono mai stato neppure sulla Luna...

 In sostanza – lo sapete bene – si tratta di una questione di mezzi. I viaggi interstellari sono cari, vi hanno accesso soltanto i ricchi, i colonizzatori o i funzionari amministrativi. E restano perciò assolutamente fuori dalla portata delle persone che, come me, appartengono alla classe media: a meno che - s'intende - non si vogliano sfruttare le nuove possibilità offerte dal teletrasporto o, ancora meglio, dallo Scambio Mentale.

 Così adesso, appena posso, passo il mio tempo in attesa nell'abbaìno di casa mia.

 Prima o poi dovrà pur raggiungermi dal cielo un segnale, che mi schiodi di qui una volta per tutte trasferendomi in un mondo nuovo e diverso. Non che mi serva poi nulla di eccezionale, sono certo che potrei accontentarmi di un cielo un po' più azzurro del normale, magari di un sole leggermente più caldo, il massimo sarebbe un buon sapore nell'aria, ecco. Sono sicuro che mi basterebbe la sola consapevolezza della certezza dell'universo, in un pianeta intero tutto per me con cui giocare. Ma come - dite - un pianeta deserto? Ma sì - rispondo - perché no? Ma come? - dite - tutto da solo? Ma sì  - rispondo - perché no?

 Prego? Ah, ecco, capisco... non è che prima o poi - dite - tornerò a mettermi in attesa di qualcuno che mi venga a prendere per riportarmi indietro sulla Terra? No, sinceramente non credo che succederà... almeno non subito. La verità è che non si può mai essere certi di nulla. Ma adesso devo salutarvi, mi sa che sono finalmente qui per me... è arrivato il tempo di ricominciare ancora una volta, e speriamo che sia l'ultima, diamine!

 

 (quello che va detto va detto, anche perché tanto si vede uguale: non era mica farina del mio sacco,  mi sono divertito prima a proporvi in apertura un breve brano tratto dal romanzo "Mindswap" di Robert Sheckley e poi, come evidente, a ripercorrere il testo della canzone "Extraterrestre" di Eugenio Finardi)