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Venerdì, 02 Agosto 2013 10:15

Come farebbe Conan

 Molti di voi sicuramente conosceranno il personaggio fantasy di Conan il barbaro, probabilmente per via della efficace impersonificazione di esso portata sugli schermi dal famoso attore - e poi per qualche anno anche governatore della California - Arnold Schwarzenegger.

 Non so però a quanti tra voi sia capitato di leggere i racconti originali a cui quei lavori cinematografici si ispirano. Si tratta di storie pubblicate tra il 1932 ed il 1936 dal giovane scrittore texano Robert Ervin Howard, che concepì e scrisse i singoli episodi della vita di Conan in ordine cronologico sparso, saltando con disinvoltura dalla giovinezza alla maturità del suo eroe e lasciando molti vuoti da riempire, fattore questo assai decisivo per indurre ulteriore fascino e curiosità nel lettore. Così ancora oggi esiste tutta una scuola di “storici” ed interpreti delle saghe di Conan, ed i dibattiti su questa o quella vicenda tra le sue avventure sono spesso tuttora ancora aperti.

 Conan mi piace perché simboleggia ai miei occhi l'essenza stessa del vagabondaggio avventuroso, e non vi nascondo che più di una volta - in barba alla mia prestanza fisica per niente paragonabile alla sua - mi sono riconosciuto nel suo modo leggero ed un po' incosciente di vivere la vita in viaggio, oscillando tra grandi missioni da compiere, quotidiana etica spicciola e sacrosanti piccoli piaceri della vita. E credo che ogni autentico appassionato di viaggi dovrebbe in qualche modo ispirarglisi, se vuole per davvero riuscire a gustare a fondo il sapore del nuovo, del diverso, dell'imprevisto, dell'impossibile. Un po' come succede a noi antiviaggiatori, no?

 Conan vive in un passato remotissimo, nell'era hyboriana, e cioè in un'epoca antidiluviana preatlantidea, che però curiosamente presenta molte assonanze con il nostro medioevo favolistico: per esempio ci sono terre che si chiamano Brythunia (Britannia?), Khitai (Catai/Cina?), Corinthia (Grecia?), ma anche altre che, al di là del nome, richiamano, di volta in volta, per come Howard le descrive, la tradizione vichinga e scandinava (Cimmeria, Hyperborea), quella dei regni neri centrafricani (Kush, Stygia), i califfati ed i sultanati musulmani arabi ed ottomani (Shem, Zamora) nonché quelli dell'Asia Centrale (Zingara, Hyrkania). E per giunta Conan arriva a sedere, dopo una lunga serie di guerre, sul trono di un grande e potente regno chiamato Aquilonia, i cui emblemi, i cui sigilli, le cui uniformi altro non sono che quelle della nostra antica Roma imperiale.

 Orfano, schiavo, vagabondo, mercenario, pirata, giustiziere, avventuriero, cacciatore di tesori ed infine re, nel corso di una vita vissuta in un mondo selvaggio e pericoloso, contro spietati tiranni, perfidi stregoni e divinità dimenticate, attorniato da bellissime cortigiane, tra crapule e bagordi e poi a zonzo tra foreste, deserti e città perdute: ragazzi, ma che cosa volete di più dalla vita? Un Lucano?