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Domenica, 02 Giugno 2013 16:57

Ulisse vs. Conan

 Prendete un poveraccio costretto in viaggio senza averne alcuna voglia, costantemente in lidi pericolosi e infidi quando non proprio aridi o inospitali, spietatamente avversato e minacciato a ogni tappa da popolazioni incomprensibili e malefiche, incredibilmente perseguitato dalla malasorte oltre ogni probabilità statistica, che va avanti con la cieca forza della propria disperazione, sorretto dal solo pensiero di poter forse riabbracciare un giorno patria e famiglia... ma no, non sono io, ci mancherebbe altro, meno male che a me proprio tutte storte non sono mai andate: e allora chi è, questo super super antiviaggiatore, ma chi sarà mai, questo campione mondiale della sfortuna, questo pietoso caso umano? Ma è Ulisse! Quello della guerra di Troia! Pensateci bene: anni e anni in giro per il Mediterraneo senza quasi mai avere un'idea neppure della giusta direzione, bollettini metereologici e divinità correlate sempre sfavorevoli, più di una volta in bilico tra aldiquà ed aldilà, contrattempi e lungaggini infinite, fame, sete, pericoli e tragedie e chi più ne ha più ne metta... Certo, qualche bel diversivo ogni tanto pure ci scappa, soprattutto dal lato sentimentale... e vabbè che doveva scontare una moglie precisa e puntigliosa, ma intanto ha acchiappato nell'ordine: 1) un bel tipino tutto pepe (Circe) 2) la top model delle ninfe(Calypso) e persino 3) la classica brava ragazza di buona famiglia(Nausìcaa). E ancora voleva tornare a casa da Penelope: contento lui!

 Per chi volesse a questo punto incominciare a prendermi sul serio, potrei anche dire che l'Odissea è l'allegoria dell'intraprendenza e dell'ingegno umano che piega la natura ed il fato – sono sicuro che a molti di voi non c'è affatto bisogno di spiegarlo – e potrei aggiungere che parecchi dei grandi esploratori dell'evo moderno e contemporaneo – Hernàn Cortez, Francisco Pizarro, Ferdinando Magellano, Henry Hudson, James Cook – erano animati da intenti assai ben meno nobili di quelli di Ulisse, quando non proprio da turpitudine, cupidigia e laidità sotto vuoto spinto. Così va il mondo... tant'è che nella commemorazione di un altro bel tipo, quello di Firenze che faceva sempre la commedia, come si chiamava, ah sì ecco, Dante Alighieri, proprio Ulisse diventa addirittura il simbolo e l'astrazione del coraggio e dello slancio vitale che ci spinge intrepidi verso l'ignoto, della tensione morale che ci differenzia dalla torpida serenità della bestia, volgendoci al futuro per costruirlo e cambiarlo, anche a sacrificio della nostra stessa vita. Di Dante e del suo Ulisse sicuramente sapevate già, ma cosa volete, dovrò pure farmi anch'io dei modelli, mica posso restare per sempre fermo a Conan il barbaro!