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Giovedì, 14 Febbraio 2013 22:14

Sono arrivati da lontano

 Sono arrivati da lontano.

 Snelli Wolof dalla pelle scura e lucida, i muscoli guizzanti sotto t-shirts immacolate e aderenti, le pupille bulbi senza fondo né espressione, i mocassini di cuoio pitonato orgogliosamente esibiti a ornamento di calzoni dalla piega impeccabile, a zampa d’elefante, immacolati anch’essi. Bracciali e pesanti collane d’oro ne rimarcano la fierezza, la vanità. A pochi passi da loro, piccoli Uighùri dagli occhietti porcini - minuscole tonde fessure che sembrano modellate da una mano maldestra nelle arcate oblique del viso – si fissano assenti le Converse false sui jeans logori e sformati. Indosso, maglie dai colori vivaci e dai colletti di cattivo gusto, stampate in inglese a grandi scritte, che pochi comprendono, se non per la potenza che intenderebbero emanare e non riescono.

 Intanto, allegri gruppetti di alti Senìfo intabarrati in giacche sportive imbottite, i berretti di lana calati sulla fronte, bivaccano discutendo animatamente nei loro idiomi dalla calata velocissima con le stesse sillabe ripetute sei o sette volte di seguito. Parlano e ridono sporgendo le labbra dai berretti, parlano sempre, se non parlano o non ridono sorridono, ma forse non è un sorriso, è una smorfia. Fatto sta che le belle ragazze gli sorridono a loro volta, si fermano con loro, ci scherzano, e giù ancora sorrisi e immotivate smorfie. Contemporaneamente, scialbe, slavate, mature moldave affrettano il passo stringendosi in corti avvitati corpetti di finta pelliccia, tinti a colori vivaci e pacchiani, come a voler contrastare l'azzurro acqueo degli occhi, il pallore dei visi solcati da rughe profonde, le chiome malamente ossigenate. Su di loro, l'ammirazione e il desiderio degli anziani maschi delusi dalla vita e dall'amore che ciondolano al loro seguito.

 Infine, quasi nascosti dai colonnati e dagli androni, bèrberi dal piglio cattivo stampato sui volti olivastri roteano sospettosi sguardi fulminei, ravviandosi i riccioli scuri. Di certo sono in attesa di qualcosa o qualcuno, un affare più o meno losco, una potenziale vittima, o chissà, forse soltanto un amico con cui sfogarsi.

 Tutti hanno attraversato savane, steppe, brousses e deserti roventi di giorno e ghiacciati di notte, solcato pericolosi bracci di mare su impossibili bagnarole, per inseguire e raggiungere il sogno del caravanserraglio europeo, il paese fatato dove poter finalmente acquisire, comprare e vendere - su miseri banchetti ricavati da scatoli di cartone usati - progresso e tecnologia a buon mercato, e così dimenticare in un colpo e per sempre radici e miseria.

  Io, antiviaggiatore per scelta estetica, mi aggiro tra di loro osservandoli, antiviaggiatori per orgoglio e disperata volontà di riscatto, ultime illuse pedine della divisione internazionale del lavoro, mentre percorro lento i porticati del centro della mia città.

 

(tratto da "L'antiviaggiatore" http://ilmiolibro.kataweb.it/schedalibro.asp?id=454175)

 

 

 

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